note biografiche:
Ana Gloria Salvia Artista francese di origine cubana nata nel 1973 a Holguín. Studia presso l’Istituto Pre-universitario di Scienze Esatte nella sua città natale. Nel 1991 si trasferisce all’Avana e studia regia teatrale all’ Accademia Nazionale di Arte. Il suo spirito di sperimentazione la porta a lasciare l’accademia per fondare un gruppo di teatro sperimentale che dirige fino al 1995, anno in qui si trasferisce a Vienna. Lascia la capitale austriaca e si installa a Parigi. Studia lettere alla Sorbona e, nel 2009, dopo una prima mostra fotografica, decide di dedicarsi interamente all’arte. Oltre alla fotografia, la sua ricerca s’esprime attraverso diverse discipline come la videoarte, la performance, la pittura, la scrittura e la scultura. Vive e lavora fra Parigi ed il Cilento. Alla fine del 2019, insieme all’artista Alina Isabel Pérez, decide di portare alla luce un vecchio progetto fondando cosi il duo PérezSalvia
Alina Isabel Pèrez Artista spagnola di origine cubana. Nata a Sofia nel 1975. Studia presso la Scuola Elementare di Arti all’Avana e poi all’Istituto Pre-universitario Antonio Guiteras. Nel 1994 inizia gli studi alla Facoltà di Filosofia e Storia dell’Università dell’Avana, che lascia in seguito per dedicarsi all’arte. Si forma in fotografia collaborando con amici fotografi, e, nel 1995, espone le sue opere per la prima volta. Si misura anche con altre discipline, come il teatro, la danza, la performance, l’installazione, la pittura, la scultura, il cinema e la scrittura. Alcune sue opere fanno parte di collezioni prestigiose come quella della Fnac. Nel 2002 partecipa a Parigi Photo ed Arco nel 2003. Vive e lavora tra Madrid e Parigi. Alla fine del 2019, insieme all’artista Ana Gloria Salvia, decide di portare alla luce un vecchio progetto fondando cosi il duo PérezSalvia.
note sull’opera:
Questo presente sembra voler portarci verso un cambiamento di paradigma. A questa necessità di mutazione riguardo la relazione con il medio naturale in qui viviamo associamo quella della inclusione della donna come soggetto attivo dei processi storici. Il muro diventa metafora che esprime l’isolamento e l’assenza di riferimenti propri. Dobbiamo accordarci, ascoltare le voci quasi stinte della nostra memoria ed incamminarci verso la conoscenza di noi stesse per la gestazione di un nuovo modo di relazione con l’intorno, un modo armonico generatore, co-generatore e auto-generatore di vita. Il graffito è composto di due strati. Su uno sfondo turchese appare in rosso una figura femminile con una spirale di numeri alla sua destra.