note biografiche:
Franco Silvestro nasce nel 1960, vive e lavora a Napoli. Dal 1994 lavora con la Galleria Il Ponte contemporanea Roma, con mostre personali e collettive curate da Cristiana Perrella e Luca Beatrice, Achille Bonito Oliva, Gianluca Marziani, J.Turner e Martina Cavallarin. Negli anni partecipa a numerose collettive, tra cui Città senza confine Pomigliano d’Arco (Na) a cura di Gabriele Perretta; “Evaquare Napoli”, Istituto Grenoble di Napoli a cura di Achille Bonito Oliva. Dal 1996 al 2003 mostre alla galleria Artra, Milano e Genova curate da Giorgio Verzotti e Marco Scotini. Nel 2017 la mostra “Home Sweet Home” a cura di Giuliano Matricardi. Partecipa a diverse mostre in Italia Roma, Napoli, Milano, Siena, Genova, a Castel Sant’Elmo, Napoli; MAC di Caserta, PAC Acciaroli, Pollica; e all’estero Ginevra “Fatto in Italia”, Londra “Magic &Ioss”. Tra le opere in collezioni pubbliche si segnala il trittico “Fatti di cronaca” presso il Museo del Novecento, Napoli e “The fugitive “ presso la Fondazione Donnaregina Museo Madre di Napoli e l’installazione permanente “Il vulcanologo” nei giardini della Certosa di Padula. Installazione permanente metrò dell’arte, “I Ragazzi di Scampia”, Stazione Piscinola/Scampia, Napoli.
note sull’opera:
Due mani di diverso colore dicono di appartenere ad un’unica razza, insieme possono superare le difficoltà materiali ed immateriali che la storia impone alle popolazioni di appartenenza.
Le mani diventano quattro e le esperienze, di quattro mani insieme, dicono che guardare oltre le mura è una pratica che incoraggia, che educa ad apprendere della moltitudine di colori a nostra disposizione. Una biodiversità culturale come vero potenziale per una civiltà in cammino. Se le 4 mani si moltiplicano al quadrato, diventano 16 e allora altre mani vengono incoraggiate ad intraprese inusitate, a superare le barriere che separano le culture stratificate dalla storia dei popoli in cammino differenziato. Il miraggio di una civiltà plurale si affaccia all’orizzonte, finalmente visibile anche da dietro le mura. Le 16 mani al quadrato diventano 256 e possono formare un coro di segni capaci di parlare e gridare oltre il rumore della politica miope ed assordante.
Il dato è tratto e 256 mani al quadrato formano una città a civiltà plurale, educata all’accoglienza ed all’incontro per approfittare della ibridazione fertile dello straniero, che per caso o per scelta, vuole abitare nella città a civiltà plurale; insieme possono ancora moltiplicare al quadrato il potenziale esistente, sapendo che la razza umana è generativa e creativa e non ha paura della ripartenza, allargando così il coro delle mani parlanti. (Pasquale Persico)