note biografiche:
Gilbert Duran nasce nel sud-ovest della Francia nel 1944, vive e lavora “dividendosi” tra Parigi e Tolosa. Dopo aver appreso la lavorazione del legno a Parigi, si è perfezionato in estetica industriale all’ “Ecole BOULLE” e poi alla scuola BEAUX ARTS di Parigi, dove si è formato prima in incisione, poi in architettura e urbanistica. Artista, sempre alla ricerca dell’invenzione, è autore di oggetti e progetti la cui firma caratteristica è allo stesso tempo minimalismo, innovazione, utilitarismo, movimento, estetica. La maggior parte delle sue creazioni sono in mostra: In Francia: a Parigi, Versailles, Sèvres alla galleria Loubat e al laboratorio Duriez, Saint Tropez, Capital Art, Saint Pierre la Mer. In Italia, a Ferrara, Napoli, Sorrento, Milano, Brescia membro del “groupe d’artistes de Sèvres e direttore artistico della galleria ARTRIE della città di Trie sur Baïse.
note sull’opera:
Leggendo questa proposta, mi è venuto in mente lo slogan che gli studenti hanno usato a Parigi durante gli “eventi del maggio 1968”, quando stavano strappando dal terreno i sassi di granito grigio di pavimentazione in pietra grigia adagiata su un letto di sabbia, caratteristica del suolo parigino, per lanciare questi proiettili contro le forze dell’ordine: “sotto i sassi di pavimentazione la spiaggia”. Dietro le mur… mi ha chiesto una risposta evocativa dello stato che seguirà Covid, “il giorno dopo”. “Non ci sono più limiti, non ci sono più barriere, ancora una volta: Libertà! Ho cominciato a pensare a una rappresentazione narrativa che esprimesse gli elementi fondamentali della vita: Etere, aria con il cielo, fuoco con un sole radioso, acqua con la calma del lago, terra con la roccia… e il mondo vivente che ne deriva. Il regno vegetale: l’albero che sposa il sole, le cui radici si aggrappano alla roccia, l’agave la cui forma evoca il fascino del sole. Il regno animale con il polpo rosso, il riflesso del sole e la sua analogia formale. Questo set doveva includere l’intera composizione. Ma la sera prima del mio arrivo a scuola mi è sembrato che questo quadro fosse troppo idilliaco, che il giorno non fosse ancora arrivato, che sarebbe stato molto prima dell’arrivo. Mi è sembrato quindi opportuno utilizzare l’immagine del tunnel dietro la breccia nel muro la cui estremità è la composizione sopra descritta.