note biografiche:
Yusaf Hayate nasce a Marsicovetere il 17 Marzo 1982. L’opera scultorea di Hayate nasce dall’improvvisazione, dagli stimoli che provengono dalla natura e dai dialoghi con i passanti ma anche da un percorso di studi accademico fatto sia a Napoli che a Foggia, ancora in corso. Negli anni ha avuto la possibilità di sperimentarsi nella ricerca stilistica ancora in crescita, sia nella pittura che nella scultura, mosso dal desiderio di conoscere sé stesso e gli altri tramite le arti. Nato da padre marocchino e da madre lucana, Yusuf è cresciuto nella Val D’Agri, in un contesto contadino aggrappato saldamente ai riti popolari, portatore di valori umani autentici, ma spesso ostile alle innovazioni e ai cambiamenti. Il cantiere della sua immaginazione è sempre stato, e lo è ancora oggi, quello dei fitti boschi e dei monti impervi, dei calanchi assolati e delle grotte umide della Val D’Agri, dove in passato hanno trovato rifugio pastori, soldati e briganti e personalità illustri come (Levi, Sinisgalli, Scotellaro, Marinelli e tanti altri). L’arte di Hayate affonda le radici tra le tradizioni popolari, tra le leggende e le mitologie condivise di cui abbonda la Basilicata, terra di transito e di migrazione, crocevia di popoli e di culture diverse. Hayate, con la sua opera, si fa così portatore delle voci di chi è costretto a partire e di chi, pur nelle difficoltà, ha deciso come lui di rimettersi in gioco e di ritornare.
Anna Giannico nasce a Castellaneta (Ta) il 13 Gennaio 1976. Frequenta il Liceo Artistico “Carlo Levi” di Matera dove si diploma nel 1994. Nello stesso anno si iscrive all’Accade[1]mia di Belle Arti di Firenze dove si laurea nel 1999. La sua ricerca artistica si è sempre basata sulla continua ricerca astratto-informale inserendo vari materiali poveri impreziositi da foglie oro argento e rame. Nel corso degli anni ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero. È docente di discipline pittoriche nei licei artistici della Provincia di Potenza. La sua è una continua ricerca. Un artista atemporale che ci porta e accompagna in un mondo astratto-informale, dove si pone al centro la ricerca introspettiva attraverso l’uso di svariati materiali di risulta, che in relazione ai colori, svolgono una funzione catartica di accompagnare l’osservatore in dimensioni inesplorate e suggerisce allo stesso tempo l’intimo dell’artista.
note sull’opera:
Nel graffito realizzato a Montemurro è sviluppato il ciclo della vita rappresentato da spermatozoi che salgono nel tronco di un albero, quindi il seme che attraversa come linfa e si trasforma in vita con la formazione di tanti feti sulla parte superiore che attraverso i rami si mutano in foglie che a loro volta nella caduta saranno concime per una nuova rinascita. Il viaggio rappresentato e’ un viaggio biologico della vita, ma si può leggerlo come ritorno alle proprie radici. Un ciclo che non smette mai di rigenerarsi. Quindi un viaggio biologico.