Renato Fangerri, “Il paesaggio dell’anima”, 2012

27 - Fangerri 2012

note biografiche:
Nato a Colledara (TE) nel 1942 ha studiato a Castelli negli anni ’60 sotto la direzione del Maestro Serafino Mattucci. Tra gli anni ’60 e 64 ha ricevuto varie recensioni favorevoli ed ha vinto alcuni premi tra i quali “Giovane Ceramista” (Teramo ’63) e “Natale a Castelli” nel ’64. Trasferitosi a Roma nel 1970 ed iscritto all’Accademia di Belle Arti ha esposto alcune opere al Palazzo delle Esposizioni presso una mostra organizzata dal Giornale d’Italia, ove è stato accolto favorevolmente dalla critica. Pittore, scultore, ceramista e inventore ha allestito, negli anni successivi, mostre di pittura a Roma, dove ha avuto modo di frequentare lo studio di Corrado Cagli, e di Nuvolo. Docente di tecniche grafiche presso l’istituto Statale d’Arte Roma I attualmente in riposo. La sua ricerca artistica, soprattutto negli ultimi anni, si è indirizzata verso un intenso studio policromatico e nella ricerca di nuove forme derivanti dall’unione di più materiali quali il legno, il ferro e ceramica. Da ultimo, si sta dedicando alla realizzazione di sculture di varie dimensioni in Gres raffiguranti grattaceli e scorci di città. La maggior parte delle sue opere si trovano in collezioni private.

note sull’opera:
L’artista ha interpretato il paesaggio come “luoghi dell’anima” pensando ad una miscellanea di personaggi che hanno segnato il corso della storia recente. L’opera intitolata “Il paesaggio di Montemurro” è stato realizzato nell’estate del 2012, presso la cittadina di Montemurro. Il soggetto, scelto dall’ideatore dell’evento artistico, è stato da me rivisitato secondo lo stile più consono al mio estro artistico: estro che si manifesta con l’uso di particolari colori e forme. Più specificatamente, mi sono soffermato ad analizzare i tetti di quel paese, che poi ho riprodotto e raffigurato nell’opera stessa. Il tetto di una abitazione, infatti, può essere considerata, a mio avviso, la parte più interessante di una casa, sia per il significato intrinseco sotteso a quella parte, sia per la varietà di strutture architettoniche che si possono realizzare. Il tetto è contemporaneamente elemento di protezione e di distinzione. Sopra ogni tetto raffigurato nel graffito ho accostato il nome di una personalità del mondo della politica e del sociale, insomma una personalità del nostro secolo. Questo accostamento che ai più può sembrare ardito, ha un significato ben preciso che però lascio a libera interpretazione dell’attento osservatore, il quale saprà cogliere tutte le sfumature del ragionamento seguito. Anche la scelta del colore non è casuale, il rosso che primeggia da a tutta l’opera uno spessore visivo d’impatto, che nessun altro colore avrebbe potuto donare. Al di sotto dei tetti vi è stata collocata una famiglia, anche qui il simbolo è chiaro e forte: speranza per il domani.