Amato Rak, “La vita è un paesaggio nascosto”, 2012

28 - Rak 2012

note biografiche:
Nato a Roma vive e lavora a Napoli. Formatosi artisticamente sotto la guida di Giuseppe Antonello Leone e Maria Padula, ha studiato presso il liceo artistico di Napoli con docenti come Colucci, Tatafiore, Lippi, Di Stefano, Pirozzi ed altri. Attivo a Napoli sin dagli anni Sessanta ha partecipato a gruppi come l’operativo Sud 64 in contatto con Luca Castellano ed ha collaborato con opere grafiche a giornali e riviste. Laureato con lode alla facoltà di Architettura di Napoli ha svolto attività professionale operando anche nell’ambito dell’architettura d’interni e nella progettazione di oggetti con segnalazioni e premi (segnalazione al concorso internazionale di Cava de’ Tirreni del 1969, Primo Premio alla Biennale d’Arte di Gubbio del 1970, progetti, concorsi di architettura, pubblicazioni, brevetti). La sua ricerca riguarda forme e segni indagati nella loro origine e dinamica, in un’iterazione tra conoscenza e osservazione, strettamente connessa alla sua attività didattica – dalla scuola all’università. Negli ultimi anni si è dedicato a mostre collettive – Ascea, Scanno, Cennina, Spoleto, Montella, Napoli, e mostra itinerante 13×17 Philippe Daverio. Attivo nell’ambito delle arti visive, ha partecipato a lavori di gruppi e movimenti artistici. Alla facoltà di architettura di Napoli ha anche insegnato in diversi corsi, come professore a contratto. Si è dedicato all’insegnamento di discipline artistiche nelle scuole, anche sperimentali. Come libero professionista, ha operato sia nell’ambito edilizio che dell’arredo d’interni e del design con pubblicazioni, segnalazioni e premi. Dal 2000 ha ripreso a tempo pieno l’attività artistica esponendo in mostre collettive e personali – 2008 Picagallery, Napoli; e partecipando a vari concorsi – TERNA 2008, MAXXI 2009, TERNA 2010, TERNA 2013. E’, inoltre, autore di diversi libri d’artista. La sua ricerca, orientata alla osservazione ed alla comunicazione di forme, segni, archetipi e metafore, è basata sull’uso di materiali nuovi o di recupero sia tridimensionali che bidimensionali o virtuali.

note sull’opera:
In questo caso, l’interpretazione del paesaggio è molto intima: il paesaggio dell’anima! Sono presenti molti simboli come il compasso che segna le circonferenze, l’albero, la corda, i segni grafici richiamano una barca e si intravedono intersecati i segni dell’infinito.

La vita, è un paesaggio nascosto;
Hanno passeggiato e passeggiano sui paesaggi vite di superficie.
Viti si avvitano in movimenti di germogli e foglie e frutti  inebrianti di sole.
Si spostano vite di terra e di mare. Ciò che era sopra ora è sotto.
Fossili spiraliformi pietrificati raccontano la loro storia senza parole.
Ma parole pietrificate dai miti reggono la solidità della memoria.
Minerve guerriere soffiano lingue di menelik su barche alla deriva dei sogni.
Mercuri asclepici soffiano il loro caduceo attraversando l’elica del DNA.
E gira gira l’elica romba il motor…questa è la vita.
Bella la vita bella dell’aviator.
Solo chi vola alto può leggere dorsali di paesaggi e di costrutti e di persone.
Ricordi fermati da sapienti colori corrono su pareti amiche.
Amici del presente e del futuro ne sapranno leggere le parole.