note biografiche:
Maya Pacifico è critico e storico dell’arte, si è laureata a Venezia presso l’Università di Lettere e Filosofia “Cà Foscari” con una tesi di storia dell’arte contemporanea. E’ stata redattrice e corrispondente da Napoli per Flash Art negli anni ’90, ha collaborato oltre dieci anni con Exibart e Art Apart of Cult(ure). Ha una sua rubrica su Arslife e scrive per Demetra, la rivista dell’Accademia di belle Arti di Agrigento. Ha collaborato per due anni alla rivista mensile del Metropolitan Museum di New York e per la rivista “Palais” del Palais de Tokio di Parigi. Ha curato numerose mostre personali dedicate ad artisti contemporanei tra cui: Gino De Dominicis, Vettor Pisani, Anselm Kiefer, Omar Galliani, Santolo De Luca, D. M. Wilding, Arash Radpour. Ha lavorato come storico dell’arte per le case editrici Electa e Mondadori. La sua passione e amore per il disegno e la pittura è ultra decennale. Da circa un anno ha deciso di esporre i suoi lavori, sperimentando varie tecniche: dal disegno alla pittura, alla scultura sino al collage con tecnica mista su tela. Ha registrato sin da subito un vasto apprezzamento del pubblico e l’interesse della critica. Al suo attivo ha già diverse esposizioni e numerosi progetti di mostre in Italia e in Europa “Concorso d’Arte Barad-dûr la Torre Oscura”, aprile 2013, Museo MAN.
note sull’opera:
Ho voluto realizzare un graffito che fosse diverso da ogni altro fatto fino ad ora. Invece di dare spazio a un’immagine ho scritto alcune frasi per stimolare una riflessione sulla condizione dell’esistenza umana. Un racconto inteso come spessore di vita che si affolla nell’opera senza risuonare mai nel recitativo dell’illustrazione. L’eco di una parola che cerca una cadenza lenta e stringata, che propone un ritmo estatico. La frase può essere letta da tutti, dagli abitanti del posto da chi è di passaggio, resta come parte integrante del corpo urbano, come testimonianza, infondendo una vitalità complessa ad ogni cosa.