note biografiche:
Gianluca Brando, nato a Maratea nel 1990, ha conseguito il diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2014. Nella sua ricerca l’aspetto residuale, l’impronta, il calco delle cose sono modi per conoscere la materia e lo spazio. Il processo scultoreo, il contenuto simbolico delle azioni che portano al compimento dell’oggetto e alla sua successiva trasformazione da parte dell’intervento dello spettatore o del tempo, sono alcuni degli elementi principali presenti all’interno dei suoi recenti lavori. Tra il 2016 e il 2017 è stato artista in residenza presso la Yonghe Arts Foundation a Taipei, Taiwan, stessa sede in cui si è tenuta la mostra bi-personale The poetics of space. Vincitore del premio speciale residenza Officine Saffi, Arteam cup 2017, è stato finalista in diversi premi tra i quali ricordiamo: Premio Francesco Fabbri 2017, Frase Got Talent Prize 2016, Concorso di scultura Antonio Canova 2015.
note sull’opera:
L’opera si confronta con il processo del graffito polistrato, attivando una riconsiderazione del potenziale in esso racchiuso. Uno sguardo pluridirezionale spinge la visione dalla superficie fino all’interno nascosto della sua struttura e viceversa. Sull’ultimo dei sette strati di malta, cioè sulla superficie del graffito, è stata impressa una rete metallica della stessa tipologia di quelle utilizzate per la costruzione del telaio: l’ossatura che sorregge il graffito. Allo sguardo che ripercorre la temporalità del processo di realizzazione, sono rivelati, a tratti, gli strati di malta colorata, intravedibili attraverso quelle che si presentano come delle fessure ricavate graffiando verticalmente su alcuni dei segni lasciati in superficie dal contatto tra rete e malta ancora fresca. I sette colori utilizzati ripropongono quelli dell’opera Ovo Matematicus di Giuseppe Antonello Leone.